UNA VISITA ATTESA DA TEMPO

La domenica “della gioia”, nella nostra comunità di Villapinta, è stata resa ancora più gioiosa dalla presenza del Vescovo Oscar che, domenica 27 marzo, ha presieduto la celebrazione della Messa delle 10.30. Una visita graditissima, che il Vescovo aveva promesso da tempo per “supplire” alla sua involontaria assenza all’ingresso del nuovo parroco, don Vito Morcelli, avvenuto il 21 novembre 2020. Così, con tutte le cautele richieste dal perdurare della pandemia, ci siamo radunati in buon numero nella nostra chiesa parrocchiale, il Santuario di San Cristoforo, attorno al nostro Pastore, con tanta voglia di pregare insieme a lui e di trovare nelle sue parole un suggerimento, ma anche un incoraggiamento, per vivere “come Dio vuole” questo particolare momento storico, segnato prima dalla crudeltà della pandemia e poi dalle atrocità di una guerra vicina a casa.

Adesso, a distanza di qualche giorno, possiamo tranquillamente dire che le nostre aspettative non sono state disattese! Anche la Liturgia della Parola della IV domenica di Quaresima, nella sua generosità, ha dato un notevole contributo, offrendoci niente meno che quella perla preziosa definita “Vangelo nel Vangelo” – così ci ha ricordato il Vescovo – cioè la Parabola del Padre Misericordioso.

Dopo averci invitati a interpretare la sua visita nella fede, come “visita del Signore risorto che viene a portare gioia e speranza”, il Vescovo ha sottolineato quanto bisogno di speranza abbiamo oggi. La guerra – ha detto – è la sconfitta della nostra capacità di dialogare. Un’incapacità che non è solo dei governanti, ma di ciascuno di noi, quando rispondiamo al male con il male. Quando allontaniamo chi ci dà fastidio perché, pensando diversamente da noi, sconvolge i nostri infallibili schemi. Che proprio infallibili non sono. Caso mai, sono solo “nostri”, cioè di parte.  Ed è la Parola di Dio ad indicarci la via maestra che, se percorsa, ci permette di superare questi atteggiamenti distorti del nostro vivere in famiglia, nel lavoro e, a volte, nella stessa comunità cristiana: la via della riconciliazione. Una via non facile. Esigente. Che richiede una trasformazione interiore, una rivoluzione che solo chi è disposto a mettersi in cammino per pensare “secondo Dio” può compiere.

Partendo proprio dalla parabola evangelica, il Vescovo ci ha offerto qualche spunto di riflessione. Il Padre Misericordioso è innanzitutto un padre che soffre per la divisione dal figlio. E tuttavia è un padre che lascia il figlio libero. Libero anche di non corrispondere al suo amore. Poi, è un padre che non si lascia prendere dallo scoraggiamento: attende il figlio, gli concede il tempo per rielaborare la sua vita, per comprendere che “lontano dal Padre c’è solo aridità”. Ed, infine, è un padre capace di sorprendere il figlio perché, mentre questo si aspetta di essere trattato come un servo, lo ri-ammette a godere a pieno titolo dell’intimità familiare. “È per noi una grande consolazione sapere che in qualunque stagione noi ci troviamo della vita Dio può riportarci nelle sue braccia”, ci ha ricordato il Vescovo. E cosa dire del figlio maggiore? Quante volte noi siamo come lui? Ci sentiamo bravi, ma viviamo la vita quasi come un peso, come un dovere. Così, però, non va bene, perché il nostro Dio è il Dio della festa! È il Dio che non ci chiude mai la porta in faccia, ma sempre ci riabilita. È un Dio che piange quando i figli si dividono: ci chiama a trattarci con misericordia, come lui fa con ciascuno di noi.

Con un mandato ed un testamento il Vescovo ha concluso la sua omelia. Il mandato: trattare con misericordia le persone e saper ripartire. Il testamento: presentarci al mondo come persone e comunità che vivono in maniera così bella, felice e buona da diventare persone e comunità attraenti.

Grazie, Eccellenza, per queste riflessioni che, forse, ci provocano, ma, proprio per questo, ci arricchiscono. Grazie per l’invito ad andare oltre. Oltre i nostri schemi, oltre le divisioni e le diversità, oltre la disperazione, oltre la sofferenza, oltre lo scoraggiamento, oltre l’aridità. Per riconciliarci con il Padre e con i fratelli e sorprenderci dell’amore di Dio che, oltre i nostri allontanamenti, sempre ci aspetta per fare festa con noi. E grazie per la fiducia: solo un Pastore che ha tanta fiducia nel suo gregge può consegnare un mandato ed un testamento così alti! Anche questo ci ri-abilita. E ci onora. Grazie!

Alba Codazzi