“Questo è il mio numero: chiamami stasera alle otto”. In questa tanto ampia quanto inattesa disponibilità del nostro Vescovo Oscar proprio nel momento in cui avevo bisogno e desiderio di affidarmi alle sue cure, ho visto tutta la premura e le attenzioni di un Pastore per le sue pecore. Per questa pecorella, smarrita di fronte alle sorprese della vita.
Così, quando il Papa ci ha fatto il regalo di annunciare che lo avrebbe creato Cardinale, non ho nemmeno considerato la possibilità di non partecipare al Concistoro del 27 agosto. Due parole in casa per formalizzare la mia assenza per qualche giorno e… via! Invito Gioele a venire con me. Lui accetta senza esitazioni ed insieme viviamo il Pellegrinaggio organizzato dalla Diocesi, dal 26 al 28 agosto.
Il viaggio, che si rivelerà un’avventura bellissima, comincia verso le 12 di venerdì 26 agosto, sul piazzale della stazione di Morbegno. Qui ritroviamo volti noti, come don Giuseppe e Davide, e facciamo nuove conoscenze, come Giovanni e Marco. Da Sondrio il pullman giunge puntuale e subito si presenta don Mirco, che ci farà da guida e referente. Il tragitto è ovviamente lungo ma tra una risata e l’altra (grazie Marco!), qualche abbozzo di canto, e la preghiera del Rosario, il tempo passa velocemente e piacevolmente. Don Mirco ci invita a ricordare tutti coloro che si sono raccomandati alle nostre preghiere, la nostra famiglia e le nostre comunità. Nella mente e nel cuore scorrono i volti di chi, i giorni scorsi, ci ha chiesto una preghiera “sulla tomba di Pietro”. In serata giungiamo a Roma nella Casa che ci ospiterà e dove già sono arrivati altri tre pullman dalla nostra Diocesi. Siamo stanchi, ma anche impazienti di vivere due giornate intense con il nostro Vescovo, con il Papa, con tutta la Chiesa. Il clima è molto familiare e, per questo, semplice e coinvolgente. Ci sentiamo davvero “Chiesa”, comunità di “chiamati”. Chiamati, innanzitutto, a stare insieme.
La giornata di sabato 27 agosto comincia molto presto con la preghiera e un’abbondantissima colazione. E meno male, perché di zuccheri ce ne serviranno parecchi in questa storica giornata! La mattinata è libera e don Giuseppe si offre come Cicerone per una veloce “passeggiata” in città, tra arte, storia e cultura. Sfioriamo il Vittoriano, i Fori, il Colosseo, il Pantheon, il Quirinale, la Fontana di Trevi. E ci troviamo davanti alla Chiesa di S. Ignazio di Loyola, patria dei Gesuiti. Entriamo. Per me e Gioele è una bellissima sorpresa trovarci davanti, come prima opera d’arte nella navata di destra, un quadro di San Cristoforo. Con tanto di teca per gli ex voto! Non può mancare, a questo punto, un pensiero e una preghiera speciale per la nostra comunità.
Passo dopo passo, come veri pellegrini, raggiungiamo via della Conciliazione, ove condividiamo un buon pranzo. Poi, subito in coda per l’ingresso in Basilica. Nonostante manchino ancora tre ore alla celebrazione del Concistoro, la fila è già chilometrica e ci terrà occupati per lunghe ore. Malgrado qualche attimo di sconforto, dovuto più che altro al grande caldo, supereremo brillantemente anche questa prova. Siamo talmente tanti della nostra Diocesi che ci sembra di conoscere tutti: ovunque guardiamo, c’è un volto già visto. Tra tutti, ecco don Alessandro con i nostri seminaristi… È tutto semplicemente b e l l i s si m o!
Finalmente, dopo i controlli di rito, raggiungiamo l’ingresso della Basilica. Corriamo per non perderci l’inizio della celebrazione. Siamo dentro!! L’emozione è molta e indescrivibile. Non tanto per il Concistoro, che pure è importante ed è il motivo del nostro Pellegrinaggio, ma innanzitutto per il fatto di ESSERE qui. Essere nella Basilica di San Pietro ci fa sentire piccoli anelli di una catena lunghissima, voluta dallo Spirito del Risorto. Una catena di umanità che non imprigiona, ma unisce. Ci sentiamo dentro una Storia grandiosa il cui Autore è Gesù. Una Storia di salvezza in cui non siamo mai comparse, ma sempre protagonisti. Di ciò siamo orgogliosi e grati.
Stremati, tra sudore, affanno e arsura, rinnoviamo la nostra fede, partecipando alla creazione e al giuramento dei nuovi Cardinali. Vicino a noi, dietro l’altare maggiore, c’è il tavolo ove sono appoggiati le berrette rosse, gli anelli, le pergamene che verranno loro consegnati. Tutto è immenso, affascinante e lucente. Accanto a noi ci sono persone di altre nazionalità. Ma qui siamo tutti uguali: siamo solo PICCOLI! Anche la figura del Papa, con la sua voce flebile, è così piccola rispetto alla solennità del rito e alla santità del luogo! Quando l’organo introduce il Padre Nostro tutti cantiamo in latino e ci sentiamo davvero sulla stessa barca: quella di Pietro.
Con un lungo applauso la celebrazione termina, rivelandosi più breve di quanto ci aspettassimo e vediamo il Papa allontanarsi, con la sua carrozzina. Sempre più piccolo.
Grazie a Dio riusciamo a rifocillarci presso la fontana di San Gregorio l’Illuminatore e, recuperate un po’ di energie, decidiamo di affrontare un’ultima corsa per raggiungere la Sala Nervi, ove il neo Cardinale Oscar Cantoni saluterà i “suoi” pellegrini. Anche qui gente a frotte e lunga attesa. Ci armiamo di santa pazienza e aspettiamo il nostro turno: ci avviciniamo al Cardinale, lo salutiamo. Lui ci mostra l’anello. Noi gli diciamo che gli vogliamo bene e … lo aspettiamo a Villapinta. Sorride. Con una foto di rito da conservare preziosamente e gelosamente termina una splendida giornata in cui abbiamo toccato con mano la bellezza di essere Chiesa universale.
Domenica 28 agosto è tutta un’altra storia: assieme ai pellegrini della nostra Diocesi, ci rechiamo, di buon mattino, presso la basilica di San Giuseppe al Trionfale, retta dai sacerdoti guanelliani, per partecipare alla prima Messa celebrata dal Cardinale Oscar Cantoni. Se ieri ci siamo confrontati con la Chiesa universale, oggi siamo “in famiglia”. Con un tonante “Gloria a te, Cristo Gesù” accogliamo la processione iniziale con la Croce, l’incenso, le candele, l’Evangeliario. C’è il Cardinale e ci sono altri due Vescovi, assieme a tantissimi nostri preti diocesani. Gioele è particolarmente attento nell’osservare l’ordine della processione, i gesti e la postura dei ministranti. Tutto è da prendere e portare a casa come dono prezioso per migliorare il servizio in Parrocchia!
Il nostro Vescovo è puntuale nel ringraziare tutti i presenti e, con molta semplicità, condivide con noi il suo attuale status, confidandoci che quel rosso di cui da ieri è vestito non significa autorità o potere o prestigio. Bensì martirio.
Il mio ricordo va spontaneamente ai nostri recenti martiri, don Roberto e Suor Maria Laura. Penso che il loro sangue si sia trasformato, goccia dopo goccia, in semi di umanità e amore per il prossimo. Semi di carità e sacrificio. E mi piace pensare che il Papa abbia intravisto già qualche germoglio, nato da quei semi, quando ha scelto il nostro Vescovo come “Cardinale di Santa Romana Chiesa”. Accarezzata da questi pensieri salgo sul pullman per il rientro a casa.
Nei pochi attimi di silenzio, ripenso alle opere d’arte ammirate, alle persone incontrate, alle parole ascoltate. Al nostro Vescovo vestito di rosso. Rosso come il sangue. Come la passione. Come l’amore. E ripenso a quel “Chiamami stasera alle otto”, quando ho avuto tanto bisogno e desiderio delle cure del Pastore. Quando nessuna parola sarebbe stata più dolce di quelle. L’attenzione e la delicatezza per le persone che Dio ci ha affidato sono la forma più alta di amore. Ecco la lezione che colgo da questa nomina cardinalizia.
Grazie, Eminenza!
Alba Codazzi