Una sera di gennaio, su invito del Don, noi redattori del bollettino parrocchiale ci siamo riuniti per riprendere questo importante progetto comunitario, che nella nostra Parrocchia è sempre stato un appuntamento fisso e che per ovvie ragioni (l’avvicendarsi dei Parroci, l’avvento della pandemia) abbiamo dovuto accantonare. Sbrigati i convenevoli, ognuno ha esposto il proprio parere e si è aperta una piacevole discussione in merito alla data di pubblicazione (“riusciremo per Pasqua? Meglio puntare all’estate?”), al layout (“dai prepariamo qualcosa di più moderno, magari in formato più piccolo, più colorato…”), alla distribuzione delle copie (“su questo siamo tranquilli, le nostre donne volontarie sappiamo che si daranno da fare in tempi brevi”), al raggiungimento della popolazione tramite altri canali (“e se lo postassimo sul gruppo parrocchiale? O magari sul sito?”). Sono nate tante buone idee, la voglia di fare qualcosa di innovativo, accattivante, insomma… una ventata di entusiasmo! Poi la domanda è sorta spontanea: ma cosa scriviamo? Già, di quali contenuti lo riempiamo? Siamo fermi da così tanto tempo, questo maledetto virus ci impedisce di incontrarci, programmare attività comunitarie, far partire l’oratorio, organizzare gite, pellegrinaggi, fatichiamo addirittura a portare avanti in modo continuativo il Catechismo! La vita della maggior parte di noi si sta riducendo alle attività basilari: il lavoro, fare la spesa, sperare che i ragazzi riescano ad andare a scuola in modo continuativo scongiurando la DAD, la messa la domenica e poco altro. Meglio lasciar perdere… aspettiamo tempi migliori in cui si potranno arricchire pagine e pagine di bollettino con le più svariate esperienze, riaggiorniamoci in estate. Ecco però che uno di noi, contrariato dall’atteggiamento di rassegnazione che stava prevalendo, ha affermato: “La gente meno ha, meno vuole avere. Prepariamo il bollettino, smuoviamo qualcosa, seppur poco, ma facciamolo”. Quella semplice frase ha suscitato in noi una riflessione. La gente meno ha, meno vuole avere … È proprio vero, ci stiamo abituando a vivere in una situazione di riduzione della nostra libertà e questo in qualche modo ci fa comodo. Infatti, adducendo l’alibi della pandemia dilagante e delle restrizioni governative, ci rintaniamo nelle nostre case, al calduccio sul divano, “tanto non si può fare niente”. Senza dilungarci sul tema dell’isolamento come condizione che può favorire l’insorgere di malattie (non è il nostro campo), limitiamoci a riflettere su come la mancanza di relazioni sociali, a questo punto della pandemia, sia probabilmente solo un pretesto per non metterci in gioco, lasciando che la pigrizia abbia il sopravvento. La pigrizia spegne talento e creatività, soffoca desideri e sogni e, non da meno, è uno dei sette peccati capitali! Anche Papa Francesco in più occasioni ha rimarcato la dannosità della pigrizia all’animo degli uomini, affermando che “La pigrizia è un intralcio lungo la via della santità. Tanti cristiani – ha aggiunto Francesco sono così: sono buoni, vanno a messa, ma per quanto riguarda il servizio si mettono in gioco fino a un certo punto”. E allora, abbandoniamo la nostra confort zone e riprendiamo ad essere una … Comunità in cammino!
Giovanna Borromini